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Approfondimenti su fede e vita

8 marzo 2014

Cinema Vaticano: Le "Voci di Fede" di undici donne cattoliche - www.voicesoffaith.org



Dal sito http://www.voicesoffaith.org
 
Video in Italiano:  http://youtu.be/O0lizNtDY60
 
Video in Inglese: http://youtu.be/ifcs4erDzMY
 
 
 
 
 
 
 
Da Servizio Informazione Religiosa - www.agensir.it
 
Prima Pagina
 
Lunedì 10 Marzo 2014
 
Voci di donne che la vita l'hanno scelta
 
Celebrata in Vaticano la Giornata internazionale della donna con "Voices of Faith": il racconto di fede di religiose e laiche, italiane e straniere. Filo rosso: l'impegno sulle frontiere dell'umano. Lanciato dalla Caritas il premio internazionale "Women sowers of development", dedicato ai progetti "rosa" per combattere la fame nel mondo
 
Abir Hanna era un’archeologa. In Libano, la sua terra, scavava “cercando le orme dell’uomo”. Oggi è una monaca agostiniana e non respira più la polvere dei millenni ammassati pigri uno sull’altro nel deserto: il suo cantiere è la vita interiore, “dove scavo e mi faccio scavare dal mistero di Dio e dell’umanità”. Suor Abir Hanna è una delle “Voices of Faith” che l’8 marzo si sono raccontate al palazzo San Carlo, in Vaticano, dove per la prima volta, con religiose e laiche, italiane e straniere, è stata celebrata la Giornata internazionale della donna. Altro che mimose, il fil rouge è l’impegno: contestualmente, è stato presentato dalla Caritas il premio internazionale “Women sowers of development”, dedicato ai progetti “rosa” per combattere la fame nel mondo (info su www.food.caritas.org ).
 
Le parole di suor Abir Hanna riecheggiano nella sala, rincorrendo la metafora stratigrafica del picchetto che, mentre fende la terra, ne estrae i misteri. “Quando scavavo a Beirut - ricorda - i livelli superficiali rivelavano un contesto poco chiaro. Poi, andando in fondo e indietro nei secoli accavallati, emergevano le rovine ottomane, fenicie, ellenistiche, fino al suolo vergine”, la terra incontaminata che parla dell’integrità della creazione e dell’origine. “E se fosse così anche dentro di noi?”, si è chiesta un giorno suor Abir, con una intuizione che ha aperto il suo sguardo alla bellezza di ogni uomo. “Se oltre gli strati della storia e le ingarbugliate pieghe dell’anima ci fosse questo suolo vergine dove Dio è tutto, dove immagine e somiglianza sono rimaste intatte?”. Da lì, un nuovo percorso, una nuova vita e l’esperienza della “maternità universale” nella vita agostiniana.
 
Con un abito bianco e blu a fantasia, suor Caritas Ifediba si presenta sul palco ballando e cantando. Questo in Italia per lei è il primo viaggio, finora non aveva mai visto nient’altro che la Nigeria, il suo Paese, dove si occupa di poveri, donne accusate di stregoneria e malati. Come quella bambina con il colera alla quale nessuno voleva donare il sangue. E lei ha detto, allungando il braccio: “Prendete il mio”. Suor Maria Cristiana Dobner, carmelitana scalza e teologa, incanta la platea mentre le immagini scorrono sulle parole inanellate di poeti, scrittori, scienziati, filosofi. Emmanuel Lévinas, Julia Kristeva, Margherita Hack, Boris Pasternak: “Chi crede non è disoccupato, tuttavia non lavora. Questo è il paradosso di ogni vita cristiana”.
 
Per il suo impegno con l’organizzazione non governativa “Physycian for human rights-Israel”, la missionaria comboniana eritrea suor Azezet Kidane ha anche ricevuto una onorificenza dall’ex segretario di Stato americano, Hillary Clinton. Si dedica a chi è passato attraverso guerre, carestie e difficoltà, a chi è stato torturato ma al mondo non importa. “Quando cammino per le strade di Tel Aviv - racconta - vedo donne passeggiare tenendo i figli stretti al petto. Mi dicono: ‘Io non lo volevo, questo bambino. Ma è tutto quello che ho, mi hanno violentata mentre ero bendata, e ora lui mi dà la forza di vedere la luce”.
 
Avvolta in un sari color crema, suor Daphne Sequeira viene dall’India rurale e descrive la condizione femminile in un Paese dove si “esiste” solo se figlie, madri, mogli o sorelle di qualcuno. Alle donne ingannate perché incapaci di leggere e scrivere, zittite e sminuite perché ignoranti, con i corsi di alfabetizzazione e le iniziative di microcredito suor Daphne restituisce cultura e impegno. Era un impegno politico, invece, quello di Jocelyne Khouelry quando, negli anni ‘70, ha imbracciato le armi per guidare un battaglione di donne nella guerra civile in Libano, in difesa dei cristiani. Una sera, sul tetto di un palazzo, oltre ai i fischi delle bombe sente, inspiegabile, il desiderio di pregare la Madonna. Da consacrata, tenta una riforma del fronte militare, con in mano il Vangelo e non i fucili, per spiegare la differenza tra il diritto a difendersi e la violenza gratuita, e nell’88 dà vita al movimento mariano “La Femme du 31 Mai-Libanese”.
 
Aveva solo tre anni e mezzo, Sonia Reppucci, quando, travolta da un’auto, ha perso le gambe. Suo fratello ricorda solo un pallone che volava. Lei invece non ricorda nulla, “ed è un bene, perché non conosco niente di quello che non posso fare. Amo tutto ciò che è la mia portata”. Tanta forza di volontà, nella vita di Sonia che prende la patente per essere autonoma, va via da una casa divenuta prigione. Finisce in una comunità per disabili mentali, dove si sentiva “diversa tra i diversi”. Alle protesi alterna la sedia a rotelle. Nonostante tutto, vive, studia, confeziona gioielli artigianali. E chiede: “Chi sono io oggi per non essere felice?”.
 
Lorena Leonardi
 
 
 
Da Avvenire di Domenica 9 marzo 2014 - www.avvenire.it
 
«Io, falangista, ho detto sì al Vangelo»
Anche una ex miliziana libanese all’incontro di ieri in Vaticano

Roma

Anche in Vaticano si festeggia l’8 marzo. L’evento è ospitato dalla Filmoteca vaticana (diretta da una donna, Claudia Di Giovanni) del pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali. Siamo nel Palazzo San Carlo, a pochi passi dalla ormai celebre Casa Santa Marta, la nuova residenza pontificia. La sala è stracolma. In questo specialissimo contesto undici donne sono state chiamate a raccontare le loro storie. A convocarle ci ha pensato, insieme al dicastero vaticano, la Fidel Gotz Foundation. Titolo dell’iniziativa, rilanciata in tutto il mondo via streaming, è 'Voices of Faith', 'Vo-ci di fede'. E sono voci diverse di donne molto diverse tra loro. Voci che raccontano una fede vissuta nel quotidiano, nei contesti più diversi, spesso in quelle periferie umane ed esistenziali tanto care a Papa Francesco. Ci sono le religiose. Come suor Enza Guccione che spende la sua vita al servizio dei più poveri in Nigeria. O come suor Daphne Sequeira che assiste gli ultimi tra gli ultimi della sua India, cioè le donne dalit e tribali. O come la comboniana eritrea Azezet Kidane, meglio conosciuta come sister Aziza, attivissima contro il traffico delle persone che insanguina il Sinai. Religiose di vita attiva, come si suol dire. Ma a Palazzo San Carlo ci sono anche monache contemplative. Come l’agostiniana libanese Abir Hanna che cattura l’uditorio con una lezione sulla vita monastica come 'utero della Chiesa'. O la carmelitana scalza Maria Cristiana Dobner. Ma la maggior parte delle voci ascoltate ieri in Vaticano sono voci laiche. C’è Alessandra Melidonis che, a nome di Chiara Amirante, racconta l’esperienza del movimento Nuovi Orizzonti. C’è l’avvocato dei rifugiati, la maltese Katrine Camilleri. C’è la giornalista dell’Osservatore Romano Giulia Galeotti, e poi Sabrina Moranti, coreografa e madre di nove figli, e poi SoniaReppucci, con la sua disabilità vissuta nella gioia del Signore, e poi un’altra libanese, Jocelyne Khoueiry, ex miliziana falangista che ad un certo punto della sua vita ha preferito il Vangeloalle granate che pure ha lanciato ed oggi presiede il movimento laicale da lei fondato.

Al termine delle testimonianze è staro lanciatodel Caritas Internationalis Woman Award che premierà la persona, il gruppo o l’organizzazione che si distinguono per la causa di promuovere il ruolo della donna nella lotta contro la fame.

All’evento ha assistito anche il presidente del Consiglio per le comunicazioni sociali, l’arcivescovo Claudio Maria Celli. È stata «una maniera nuova e stimolante» di festeggiare l’8 marzo, commenta ad Avvenire. E aggiunge: «Non ci sono stati proclami ufficiali o riflessioni staccate da una realtà. Ma sono state raccontate storie di vita. Queste momento dovrebbe essere un aiuto a riscoprire qual è il ruolo della donna nel cammino dell’umanità, ma soprattutto chi è la donna e quindi approfondire la teologia della donna».

Gianni Cardinale

 

 

Periodico Diocesano Montefeltro Marzo 2014 (pag.6)

http://www.montefeltroperiodicodiocesano.it/images/2014/MONTEFELTRO_3_2014.pdf