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Dall'alto della Rupe alle profondità dell'uomo

... risonanze dopo la Tre Giorni Teologica sul Dialogo Interreligioso tenuta presso il nostro Monastero dal 2 al 4 Settembre 2016



Dall’alto della Rupe alle profondità dell’Uomo

 

L’estate, per ragioni diverse, mi ha offerto l’opportunità di fermarmi, ascoltare, guardarmi intorno e riflettere un po’……..
Lo scenario, che ha attraversato il mio sguardo, non è stato davvero incoraggiante e, soprattutto,  così facile da leggere: nel mondo ci sono conflitti armati sempre più feroci e sempre più numerosi, gli attacchi terroristici sembrano ripetersi senza tregua, il Mediterraneo continua ad essere un cimitero che ospita cadaveri di molteplici nazionalità…..
Contemporaneamente l’Europa sembra” sbriciolarsi” sotto i nostri occhi, giorno dopo giorno, mentre si alzano i muri e dilaga la paura.
Allora, dentro di me, sono emersi tanti interrogativi, mentre le risposte, se pur parziali, faticavano a prendere corpo.
E’ con questo stato d’animo che sono “salita” alla Rupe di Pennabilli, al Monastero delle Agostiniane,  per seguire un corso di studi  teologico dal titolo:”Il dialogo interreligioso”.
In verità mi sono iscritta con delle attese, con il desiderio di trovare delle chiavi di lettura,  antropologiche e teologiche,  per interpretare questo nostro tempo così complesso. Avevo, infatti,  già avuto modo  di seguire altri corsi e capire che le nostre monache  hanno strumenti culturali non sempre comuni e capacità per  organizzare momenti di riflessione seri e rigorosi.
Non solo la locandina degli incontri indicava nomi di docenti che provenivano da varie Università:dall’Urbaniana, alla Gregoriana,  dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose   di Arezzo a quello di Firenze, dalla facoltà teologica di Bologna fino all’Università di Macerata! I titoli  degli  incontri, poi,  passavano dal dialogo  interreligioso  a quello interculturale, mettendo quindi in relazione l’aspetto religioso ed ecclesiale con quello antropologico e  culturale. Dopo queste brevi riflessioni,  mi sono detta:”okay! Vale la pena fare questa fatica e dedicare un lungo fine settimana estivo ( dal 2 al 4 settembre) per affrontare , approfondire temi di indiscussa validità ed  attualità”.
Tutto mi ispirava fiducia ed allora eccomi agli incontri!
Subito il professor Jacopozzi  metteva   in chiaro che dal dialogo tra religioni e tra culture non si può prescindere e, solo in questa ottica, possiamo metterci al riparo dal fondamentalismo , d’altra parte,  la fede cristiana,  da  sempre,   si è confrontata con le diverse culture e oggi il pluralismo religioso svolge la stessa funzione che ha svolto l’ateismo nel XX secolo: mette in crisi la nostra mentalità monolitica!  Sempre il prof. Jacopozzi ha precisato che  il dialogo non è  adatto per anime belle, per buonisti e per coloro che sono fuori dal mondo! Il dialogo, al contrario, è una parola da prendere sul serio e  la sfida  del dialogare va affrontata perché  solo all’interno di questo incontro si riscopre la nostra identità di  cristiani  e si capisce che il pluralismo religioso non è un” problema” di fatto, ma di diritto cioè all’interno della religione stessa!
La filosofia  poi ci aiuta, ci viene incontro per orientarci in questo nostro desiderio di   dialogare, anche quando la paura è presente, anche quando non si sa bene chi è l’altro.
Certo per “imbarcarci” in questa avventura dialogica dobbiamo partire, come dice Paeryson, con la convinzione che in ogni cultura c’è un frammento di verità, che è comunque unica e che si manifesta in modo diverso e nelle diverse epoche storiche. Ma ciò che mi è sembrato più pacificante,  più fondamentale, perché sperimentabile,   è il sapere che  la verità è itinerante, non si ferma  e si svela nell’incontro.
Ecco perché, come ci ha illustrato, con una chiarezza magistrale, la prof.ssa Carla Canullo, la verità  non si può disgiungere dalla libertà , perché appunto la verità ci interpella , ci chiede di comprometterci liberamente, esattamente come avviene in un incontro interpersonale!
Al’interno di questi due pilastri, uno teologico e l’altro antropologico,  tre nuovi  relatori ci hanno presentato i passi che già  sono sati  messi in atto tra Cristianesimo  ed Ebraismo, Islamismo e Buddismo.
Alla fine degli incontri, mi sembrava che la indiscussa competenza dei relatori non fosse sufficiente per spiegare  la soddisfazione  che i partecipanti esprimevano dalle repliche e dai pochi momenti informali.
E’ bastato poco per intuirlo: un piccolo confronto con le monache mi ha aiutato a  fare emergere  due aspetti, che stavano sullo sfondo dei veri e propri momenti di studio,  da una parte i relatori non sono solo degli  studiosi rigorosi,  ma tutti provengono e vivono  esperienze umane e percorsi di fede  molto ricchi.
Un solo esempio per capirci, Maria De Giorgi, l’esperta di Buddismo, è una missionaria Saveriana che vive e insegna per quattro mesi in Italia e gli altri otto mesi li vive in Giappone, dove lavora sistematicamente in un centro di dialogo interreligioso.
Infine tutti, relatori e partecipanti, erano lì per capire e in un atteggiamento di ricerca, nessuno aveva qualcosa da difendere, e questo forse ha favorito il dialogo e così   è avvenuto un incontro!

Luciana Rossi

 

Articolo tratto dal Mensile "In Valmarecchia" N°71 del Settembre 2016